Cosa si intende per alta sensibilità?
Iniziamo da cosa non è!
Spesso viene chiamata ipersensibilità, ma questa definizione ha una connotazione di qualcosache è troppo e quindi negativo, patologico, da correggere.
Si preferisce la definizione di alta sensibilità perché rende giustizia al fatto che questa non è una patologia, ma una caratteristica innata e biologicamente determinata. Esattamente come l’essere introverso o estroverso è un tratto di personalità con cui si nasce oppure no. Studi biologici effettuati confermano l’esistenza di questa caratteristica di personalità determinata geneticamente.
Questo non vuol dire che i non altamente sensibili siano insensibili. Esistono diversi gradi di sensibilità e gli altamente sensibili, che nascono con questo tratto, la possiedono al massimo grado.
Questo cosa comporta?
Le quattro caratteristiche principali dell’alta sensibilità sono:
Queste caratteristiche così descritte possono sembrare solo “negative”. La questione infatti è come questa sensibilità viene vissuta e gestita.
Può essere una grande ricchezza se vissuta con consapevolezza perché porta a vivere tutto con estrema intensità, tutto viene vissuto più profondamente e più intensamente.
Se felici si è davvero molto felici anche per le più piccole cose che altri tendono a dare per scontate o di cui spesso non si accorgono neanche.
La problematica di questo tratto compare se tutta questa intensità viene vissuta in modo negativo.
Come spiega la dottoressa Elaine Aron che per prima ha scoperto l’esistenza di questo tratto e ne ha scritto, crescere in un ambiente in cui questo tratto è accettato e valorizzato può farlo diventare una forza, una ricchezza in più.
Se questo tratto invece non è stato capito, accettato o addirittura avversato, può creare ancora più insicurezza e l’alta sensibilità può davvero diventare ipersensibilità.
È importante quindi che le persone altamente sensibili riescano ad apprezzare questo loro tratto e “utilizzarlo” al meglio fidandosi delle proprie percezioni e intuizioni date dalla non comune capacità di percepire i dettagli delle situazioni e viverli approfonditamente.
La principale strategia di gestione dell’alta sensibilità è di imparare a dire dei no e mettere dei paletti per difendersi dall’eccesso di stimoli e dall’eccesso di percezione della propria e altrui emotività.
Se non si riesce a gestire bene la propria sensibilità che, in quanto estrema apertura a stimoli, può trasformarsi facilmente in vulnerabilità e a sentirsi in balia di eventi, sensazioni ed emozioni, diventa utile rivolgersi ad un professionista della salute che conoscendo questo tratto possa aiutarne la gestione e aiutare a viverla come una ricchezza anziché un limite e una “fregatura” che porta altrimenti a sentirsi diversi e fuori posto
Dott.ssa Roberta Daminelli
Psicologa Psicoterapeuta a Bergamo (BG)
Psicologa Psicoterapeuta
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